venerdì 27 marzo 2015
Reddito di cittadinanza, un vantaggio per tutti...
Oggi, prendendo spunto da un post di Civati (che non commento in questa sede) letto stamattina voglio spendere due parole per ribadire un concetto che forse a molti sfugge ma che purtroppo, in assenza di certezze sull'occupazione e conseguente migliore qualità della vita, risulta basilare se si vuole realmente e realisticamente raggiungere un obiettivo di riforma e crescita del sistema "paese Italia".
Il reddito di cittadinanza è necessario.
E' vantaggioso, non solo per chi lo riceve, ma per tutti, dallo Stato che lo eroga, all'industria che produce, fino al panettiere sotto casa...
Una cosa che ancora si sottace è che ogni sconvolgimento della società, sia in positivo che in negativo, modifica tanti parametri basilari, per dirla in soldoni, nella società in cui viviamo tutto è collegato, tutto è parte di un meccanismo, interrompere il movimento di un singolo ingranaggio alla lunga blocca tutto.
Ecco perchè la presenza di diverse milionate di persone "non abbienti" in un paese come il nostro, dal futuro incerto, dalla precaria condizione economica, sempre in bilico tra scandali, corruzione e debito, è pericolosissimo, già lo è oggi ma domani questa situazione rischia di far crollare molti più muri.
Rendiamoci conto che è una catastrofe umana.
La stiamo già vivendo.
Non sta solo in tv o sulle pagine dei giornali, è qui, accanto a noi, nella porta accanto, se non in casa nostra.
Oggi, cinquantenni, quarantenni, trentenni, si ritrovano senza lavoro o, quando va bene, con lavori precari che non garantiscono un tenore di vita adeguato, con retribuzioni che a malapena possono essere definite "stipendi".
Definirle elemosine forse è già un eufemismo.
Generazioni di italiani che loro malgrado han dovuto ingoiare una pillola amara, che si sono ormai assuefatti a questa stortura che vede loro non andare mai oltre 700 euro di (media) al mese, e nemmeno per tanti mesi l'anno.
C'è di peggio.
Come se già tutto ciò non bastasse.
Cioè gente che non ha nemmeno quei pochi euro in tasca.
Molta gente.
Troppa.
Tutto il meccanismo rallenta, spesso si ferma.
Caro Renzi, mi verrebbe da dire, se pensi che con 80 euro in più in busta paga (avercela), debba ripartire l'economia, immagina cosa succederebbe se dessi 700 euro a chi non ha nulla.
La cifra la butto lì, perchè è la stessa che io ho percepito per 3 anni di lavoro con contratto a progetto e che mi ha lasciato senza nulla in mano, senza aver costruito nulla.
Ma la butto lì lo stesso, magari qualcun altro al posto mio l'avrebbe fatta fruttare meglio.
Quando milioni di persone si ritrovano una cifra simile è consequenziale che riparta tutta una serie di situazioni che altrimenti sarebbero ferme.
Soldi nei conti bancari, quindi commissioni per pagamenti e prelievi.
Maggiore capacità di spesa per famiglie.
Migliore qualità della vita, meno malattie "lievi" quindi meno medicine e cure a carico della sanità pubblica.
Più soldi in tasca potrebbe significare anche più viaggi, più pizze al sabato, più cinema, più abbonamenti tv (per assurdo), più bollette pagate, meno prestiti insoluti, meno case all'asta, meno gente in fila alla Caritas.
Chiedete ai City Angels e a Mario Furlan quanta gente "insospettabilmente povera" ha affollato le mense per indigenti negli ultimi anni.
Le coperture, se si vuole, si trovano.
Non venite a dirmi che non ci sono.
Tra tutte le spese assurde di questo paese, ce ne saranno alcune che possono essere sacrificate per poter fare finalmente una cosa giusta, che fa bene a tutti.
Quando il cittadino spende, i soldi, caro Renzi, ritornano e producono altri soldi.
Altrimenti il futuro dell'italia non sarà roseo.
Tra qualche anno, sarà il caso di riformare la Costituzione in maniera più radicale, iniziando dall'articolo 1...
che reciterà " L'italia è una Repubblica pseudo-democratica, fondata sulla povertà di molti e sulla ricchezza di pochi".
Dite che è già così?
Prendo nota, ma non mi rassegno.
In fede
Il Superdisoccupato.
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mercoledì 18 marzo 2015
Vuoi la casa? Aiutami a costruirla...e poi lavora da noi.
Sono un inguaribile romantico e non soltanto.
Non potendo nutrirmi delle promesse che la società civile mi fa da quando son nato, imperterrito, mi nutro di utopie.
Lasciatemelo fare, almeno questo.
Immaginate un palazzo di abitazione popolare, senza troppi fronzoli, ma tecnologicamente adatto alle vere esigenze moderne della vita quotidiana.
Cablato per la fibra ottica, ascensori mediamente decenti, riscaldamento autonomo in ogni abitazione, pannelli solari, attrezzature per riciclaggio dei rifiuti, garage con autorimessa, cantine, videocitofoni, pulizia scale e zerbini con scritto "Salve" davanti alla porta di ogni appartamento.
Un condominio mediamente grande, magari in grado di ospitare dalle 50 alle 100 famiglie, magari di più.
Monolocali ampi e luminosi per single, bilocali per coppie, quadrilocali per famiglie medie.
Immaginate che al piano terra non vi siano i classici negozietti, ma tra un portone e l'altro due o quattro centri commerciali di quelli tosti, tipo Auchan, coop, Esselunga e roba simile.
Magari diversificati nell'offerta, tipo un mediaworld e che sò, un Decathlon, per fare qualche esempio.
Immaginate ora che il palazzone in questione sia stato costruito in compartecipazione da questi colossi della grande distribuzione e lo Stato (in tutte le sue forme, comune o regione - le provincie non le nomino, si dice che non ci siano più).
Immaginate pure che chi lo abita lavori all'interno di questi centri commerciali.
Loro e solo loro, senza alcun intervento esterno, eccetto magari i dirigenti.
Provo persino ad ipotizzare che per incentivare l'investimento si sia concesso per un tot anni alle sopracitate aziende la fornitura in esclusiva di mense e servizi statali.
Immaginate poi che fin dall'inizio la manovalanza generica utilizzata per costruire sia stata presa dalla gente stessa che vi abiterà e lavorerà
Finchè abiti lì, lavori lì.
Finchè lavori lì, abiti lì.
Casa e lavoro nello stesso luogo.
Zero perdite di tempo nello spostamento, zero inquinamento, zero consumi energetici abbinati, zero assenze per finte malattie, zero more e sfratti per mancati pagamenti degli affitti, zero disoccupazione in zona, zero criminalità, affari a go go.
Senza discriminazioni o prelazioni.
Tutti uguali, italiani, stranieri, tutti insieme, stesse possibilità, stessi sforzi, stessi doveri, stessi diritti.
La globalizzazione la si potrebbe cavalcare per produrre una vera crescita.
Grandi opere?
No, solo opere grandi, che fanno bene a tutti, a chi le usa, a chi le fa e a chi investe.
Io la butto lì, magari si può fare.
Metto dentro anche un altra offerta:
Strade e logistica varia tutte attorno affidate con lo stesso concetto a chi costruisce automobili.
Le auto? Elettriche, possibilmente.
Magari non acquistate, ma anche affittate, assieme agli appartamenti...
Io la butto lì.
Cosa mi costa...
Cosa ci costa sognare un po'?
Magari domani ci si sveglia ed è realtà.
In fede
Il Superdisoccupato
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venerdì 13 marzo 2015
Uscire dal tunnel
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giovedì 12 marzo 2015
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mercoledì 11 marzo 2015
Molliche
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martedì 10 marzo 2015
E' solo colpa mia...
Chi vi scrive è un signor Nessuno che ha capito un paio di cose, giusto stamattina, appena alzato.
Sissignori.
Chi vi scrive ha capito che la colpa di tutto è sua e di quelli come lui.
Dicendo tutto, intendo tutto.
La
crisi, le beghe di partito, l'immigrazione, le tasse, la criminalità,
le proteste...insomma, tutto ciò che c'è di storto in questo paese
geograficamente già storto di suo.
Le cose buone
ovviamente son merito della politica, invece, dei partiti, dei leaders,
dei grandi managers, dei governi che si sono susseguiti e che son caduti
(per colpa mia, ovvio che ho sbagliato il voto).
Eh si, perchè fin dalla mia gioventù ho creduto che bastava impegnarsi per poter avere tutto ciò che era necessario per vivere.
Ho
creduto (stupidamente) alla famiglia del Mulino Bianco e a tutte le
promesse che mi venivano fatte dalla tv, non capendo che quello era un
mondo finto.
Colpa mia perchè ho votato a 18 anni (era
il 1991) per un ideale di sinistra (progressista magari) per poi
scoprire che eran tutti ladri e corrotti e che per colpa del mio voto e
della mia ingenuità avevano conquistato delle poltrone e degli incarichi
importanti che non meritavano e l'italia è andata in malora.
Fu
colpa mia e dei miei genitori (le colpe si ereditano, altrimenti perchè
si chiamerebbero "colpe dei padri"?) che sottoscrissero
involontariamente col voto quello stato di cose.
Colpa
mia il prelievo sui conti del governo Amato ( che sull' Europa, non
pronunciandomi in merito, diedi il mio tacito assenso), colpa mia
tangentopoli, le sconfitte ai mondiali di calcio ai rigori, (non ero
andato allo stadio, non avevo abbonamenti tv e le società di calcio non
avevano potuto investire in buoni vivai di giocatori italiani), le stragi di mafia (ero
omertoso), colpa mia anche gli attentati negli Usa, le guerre
successive, il Berlusconismo, la tv spazzatura (non avevo una casa mia e
non pagavo il canone), la crisi Fiat e di Alitalia (comprai una WW Polo
usata e non viaggiavo in aereo)...
Sono colpevole di tante cose.
Così tante che non le ricordo mica tutte.
Capita, alla mia età.
Non mi giustifico, comunque faccio mea culpa.
Solo adesso me ne rendo conto.
E sono colpevole anche adesso, dopo tante brutte cose commesse non ho imparato nulla.
Sono
responsabile della crisi economica, della bolla speculativa, del crollo
del mercato immobiliare americano, della speculazione sul cambio
Lira-Euro, degli aumenti dei prezzi e delle tasse, dell'evasione
fiscale, del debito sovrano...
Proprio adesso che non ho
un lavoro (ho commesso l'errore di accettare contratti a breve termine o co.co.pro per campare) non posso pretendere alcun tipo di aiuto dal mio paese, non ne
ho diritto, come potrebbe infatti lo Stato mantenere un cittadino che
innocente non è e non lo è mai stato, uno che semmai ha preso posizione
con un'opinione personale su qualche argomento, aveva sempre torto?
Come
potrebbe lo Stato aiutare uno stupido come me che spera sempre che
dalla crisi se ne possa uscire molto prima che una generazione sia
passata a miglior vita?
Non ho alcun
diritto a chiedere al mio Governo un reddito di cittadinanza che
garantisca me e la mia famiglia nei lunghi mesi in cui, da 42enne
anziano e inadatto al reinserimento nel mondo del lavoro (giustamente),
attendo di trovare una nuova occupazione.
Che diritto
ho di far desiderare a mia figlia (che ovviamente erediterà le mie
colpe) una vita migliore, con aspettative e strumenti per realizzarle?
Non mi merito una pensione, almeno non una che superi i 400 euro (non sia mai).
Non mi merito una pensione, almeno non una che superi i 400 euro (non sia mai).
Nessun diritto, io sono colpevole signori miei.
Che
peccato che in Italia non ci sia più la pena capitale, sarebbe perfetta
per eliminare tanta gente che, come me, è rea di aver sbagliato tutto
nella vita e aver reso questo paese mediocre, decadente e votato al
suicidio per asfissia.
Sarebbe perfetta come soluzione e ci sarebbe più lavoro per molte persone ben più meritevoli di me e di quelli come me.
Spero
davvero che non si trovino mai le coperture finanziarie necessarie per
realizzare questa folle idea di un reddito di cittadinanza, così come
quelle per una sanità qualitativamente più efficace, o per una ricerca
scientifica e tecnologica avanzata ed incisiva, o per una scuola
pubblica in grado di formare gente come me, o, infine per imbrigliare e
veicolare i flussi migratori in un'azione mirata unicamente a salvare
vite umane e restituire loro quella dignità persa nei paesi di
origine...
Non sia mai, prego Dio, che si dica che l'Italia è la terra più bella mondo per merito mio e di quelli come me.
In fede
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lunedì 9 marzo 2015
Jobs act per precari e disoccupati
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domenica 8 marzo 2015
Generazioni
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sabato 7 marzo 2015
Nostalgia
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giovedì 5 marzo 2015
Con carisma e sintomatico mistero
Ogni volta che ascolto i politici in tv mi vengono in mente alcune parole della famosa canzone di Battiato "Bandiera Bianca"...
Mi è accaduto anche leggendo le risposte ( poche, lo dico subito) alla mia mail di qualche giorno fa sul tema dell'indennità di disoccupazione ai Co.Co.Pro. mandata un po' in giro per redazioni di giornali e gruppi politici di Camere dei Deputati e del Senato.
La più solerte nel rispondere è la la Presidenza della Camera dei Deputati (lo staff della Boldrini), ufficio Relazioni col Pubblico, che così scrive (senza firmarsi di persona):
"Gentile Sig. Bruno
ho girato la sua mail alla Presidente Boldrini.
Cordiali saluti"
...della serie riprova, sarai più fortunato.
ad oggi non pervenuto...
Magari visti gli impegni, risponderà più in là.
passiamo ad altro.
Il secondo in ordine di arrivo è il Cittadino 5 stelle Alessio Villarosa, che come consuetudine del Movimento di cui fa parte, è pratico e attacca, nel rispondermi, più o meno velatamente, i partiti di maggioranza che non hanno intenzione di risolvere certe situazioni:
"mi spiace davvero sentire le sue parole, oggigiorno le persone nella sua stessa situazione sono circa 9 milioni in italia, abbiamo depositato spingiamo sempre il reddito di cittadinanza perchè sappiamo bene cosa significa rimanere senza reddito o vivere al disotto della “normalità” inoltre il reddito minimo è uno strumento collegato con dei nuovi centri per l’impiego e facilità l’inserimento occupazionale.
Non è più un sogno ora la legge è scritta e depositata, naturalmente lei sa che i nostri voti non bastano essendo in minoranza. Dovete fare pressioni su chi non vuole più darvi la dignità e di sicuro non è il M5S .
Un caro saluto Alessio Villarosa"
é una risposta che ci sta, può dare uno scopo a chi si ritrova senza nulla ad affrontare la vita di tutti i giorni, quantomeno, ti fornisce un capro espiatorio per i fallimenti di un sistema (si può essere d'accordo o meno, ma lo fa).
Chi invece risponde con la stessa solerzia di mia nonna che confidava nel Gesù bambino per qualunque avvenimento storto della vita è il PD, nelle vesti dell' Onorevole Angelo Rughetti, questa è la sua mail:
"ho letto con molta attenzione la sua email. Mi rattrista molto leggere ed ascoltare esperienze personali come la sua, di giovani che vivono sulla propria pelle i drammatici effetti della crisi economica e che sentono di non avere prospettive di futuro e, ahimè, neppure di presente.
La crisi da cui stiamo faticosamente tentando di uscire è stata dura e ci ha lasciato un Paese sconfortato e stremato. E una economia a pezzi, da ricostruire. Non voglio dilungarmi nella solita retorica, l’unica cosa che posso dirle è che davvero ce la stiamo mettendo tutta per risollevare il Paese, per dare una prospettiva di futuro ai giovani. E i numeri, dopo un anno di duro lavoro, iniziano a darci ragione: timidi segnali di ripresa che ci fanno ben sperare.
So che la vita quotidiana non è fatta di numeri e statistiche ma di fatti concreti. E soprattutto di rapidità, perché per chi vive il dramma delle difficoltà quotidiane il tempo è prezioso. Per questo continuiamo e continueremo a metterci tutto il nostro impegno.
Le chiedo di tenere duro, il Paese ha bisogno di giovani motivati, umili e pieni di energia come lei.
Cordialmente"
Rughetti mi accomuna alla categoria dei "giovani", per questo lo ringrazio di cuore, ma è l'unica nota positiva di un discorso basato sul fumo, sulla mera dichiarazione di intenti come tante se ne sentono giorno per giorno, da anni, persino dal centro destra (guarda caso).
I numeri danno loro ragione, dice Rughetti, ma la vita quotidiana non è fatta di numeri, se non per le cifre di euro che escono dalle tasche e non rientrano più.
Mi si augura di non mollare, di tenere duro perchè il paese ha bisogno di me, anche se non ne ho mai avuto alcuna indicazione in proposito e ogni volta che l'italia mi ha cercato è stato solo ed esclusivamente per farmi pagare qualcosa o per farmi svolgere il servizio militare.
Al netto delle mie considerazioni personali e delle mie aspettative riguardo questa iniziativa, ringrazio pubblicamente tutti gli interessati per aver letto e risposto alle mie mail, cosa comunque meritevole di essere sottolineata.
Adesso attendo la telefonata di Papa Francesco.
In fede
il Superdisoccupato
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domenica 1 marzo 2015
Perchè continuare a scrivere?
Ecco, oggi mi pongo questa domanda e non solo.
Perchè continuare a fare quel che faccio, anche se non molto spesso, come Superdisoccupato?
Perchè continuare a scrivere di questo o quel problema?
Perchè qualcuno dovrebbe ascoltarmi quando ormai tutta l'italia è costellata di storie gravi?
Cosa ho da dare io al mondo?
Non ho una risposta per nessuna di queste domande.
E anche quando le avessi, non credo che interesserebbe a nessuno dei miei contatti in rete, o ai miei "amici", il loro silenzio in più occasioni è più eloquente di qualsiasi cosa.
Non sono un esperto di politica, nè di economia, nè di sociale, o un costituzionalista, io non so nulla di nulla, sono una persona normale, terribilmente banale e nella media, con una cultura che non eccelle, con opinioni che non scandalizzano, non fanno breccia in alcun cuore, in alcuna mente.
Sono un 6 politico vivente, come tanti.
Nella vita, nel lavoro, nei rapporti con gli altri, sono ne più ne meno di questo, un 6.
il 6, ovvero la sufficienza, come insegnavano a scuola, un voto che non interessa nessuno eccetto chi se lo porta a casa, perchè è un voto appena accettabile per stare a posto con la propria coscienza.
Ho fatto il compito previsto, nulla di più, promosso senza pretendere null'altro.
Però la sufficienza, se va bene a scuola, va bene a 9, 14, 18 anni, a 42 non va più bene.
Arriva un momento in cui cominci a renderti conto che hai più orizzonte se guardi indietro che avanti.
Arriva il tempo dei ricordi, delle nostalgie, dei rimpianti e se per caso non hai una vita piena, ma stagnante, ricca di pause, la testa prende il sopravvento e non fai altro che pensare, rimuginare, rimestare su questo o quel fatto e inevitabilmente non ne esci più.
Ti accorgi che non hai più voglia della sufficienza e per una volta vorresti tornare a casa e mostrare a papà e mamma un 8, un 10, una volta sola, così sapresti davvero il tuo valore.
Purtroppo la vita però non è come ce la descrivono a scuola, non è variopinta e facilmente schematizzabile come nei sussidiari delle elementari, non è il resto di una sottrazione nè la somma degli addendi.
Anzi, è più complicata del risultato di un logaritmo e le varianti son così tante che per ogni occasione sprecata esistevano infinite possibilità di scelta e tu hai utilizzato la più misera, sbagliando tutto.
Penso troppo, lo so.
Una cosa però la so per certa.
Non dovevamo vivere così.
Non era questo il futuro a cui dovevamo, nella peggiore delle ipotesi, essere destinati.
Siamo nati nel benessere, ci promettevano benessere, adesso arranchiamo a dispetto di ogni chimera da mulino bianco.
Ci bombardano di belle macchine, di belle cene, di drink, di soluzioni vacanze, ma scostando lo sguardo dalla tv la tavola è vuota, la tasca è colma solo di aria e se è vero, com'è vero che i soldi non danno la felicità, la loro assenza provoca mancanza di dignità, di occasioni, di tempo per realizzare un mondo.
Vorrei smettere di fare il Superdisoccupato, ma troppa gente grida male, troppa gente urla senza motivo, sono tutti arrabiati per partito preso e non guardano la luna, ma solo il dito.
Non c'è scopo, non c'è obiettivo, c'è solo indignazione fine a sè stessa e ogni lamento si ammanta di pornografia, illecitamente, scompostamente espulso nella realtà dopo essere stato incubato per pochissimo tempo nella mente.
Finto impegno sociale, surrogati di figli i gattini piazzati nelle bacheche, tante parole, come fiumi ma poca azione.
Indignazione da bar, a partegiare per questo o quel politico senza capire da dove viene, da dove si viene noi e dove si va.
Credere alle bugie continue e spudorate, una narrazione falsata dalle cravatte colorate, dalle bocche rifatte, dalle acconciature e dai make up freschi di truccatore.
A me tutto ciò sta stretto.
A me tutto ciò non piace e se potessi mi proporrei per una missione senza ritorno verso marte.
Ma non posso, non ho il fisico e mia figlia mi vuole qui, adesso, a tenerle la mano, ad abbracciarla quando si sente fragile e sola nel mondo.
Devo alimentare quella risata argentina, quello sguardo fiducioso, innocente, anche se non ha ancora compreso che suo padre non ha mai imparato a vivere e quando ha provato a farlo ha fallito miseramente.
Devo risolvere tutto prima che lei comprenda, prima che anche lei arrivi al punto di guardarsi indietro e dire le stesse parole che oggi ho detto io.
La catena va spezzata e se un Superdisoccupato è in grado di spezzarla, per quanto possa sembrare ridicolo, inutile, un Superdisoccupato la spezzerà.
Per questo continuo.
Perchè Superdisoccupato è il mio 8 in pagella e lo è stato tante volte.
Lo è stato nel leggere 500 mail di altri disoccupati e disperati in tre giorni.
Lo è stato nel parlare in radio, parlare davanti a politici nel parlare davanti una telecamera.
lo è stato nell'andare a investigare sulle storture del sistema interinale, lo è stato nel protestare pubblicamente in piazza.
Lui è stato persino un 9 in pagella quando i pensionati si trovarono 2 euro di pensione e nessuno lo sapeva.
Quando venivano licenziati da un lavoro nero impiegati di una ditta sporca che però aderiva da facciata alle iniziative antipizzo.
Quando uno sfortunato uomo paralizzato dalla testa in giù avrebbe dovuto attendere 6 mesi per ottenere un diritto all'assistenza.
I miei voti belli in pagella in fondo ce li ho.
Me li sono meritati.
Ne voglio ancora, non sono nato per accontentarmi della sufficienza.
In fondo è uno scopo come un altro.
Non ho più un lavoro, non levatemi anche questo.
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