giovedì 14 aprile 2011

che Italia è ?



25 euro in due giorni e mezzo...
ecco quello che ho speso in elemosina e offerte libere andando a Roma.

iniziamo dal primo giorno.
scendo dal treno, una Frecciarossa di Trenitalia,
avrei voluto spendere meno con un normale Intercity, ma un contrattempo all'autobus che va da Concorezzo a Cologno mi ha fatto perdere il treno della mattina per il quale avevo il biglietto.
una mia amica carissima di Imperia mi fa il biglietto da zero via internet, in tempi ultra-rapidissimi, e io sono di nuovo in corsa per raggiungere Roma e partecipare alla trasmissione Ellecult di Radioarticolo1, la radio della CGIL.
Roma è bellissima.
c'ero già stato, ma il ricordo era sbiadito e fugace, perso tra i meandri della mia infanzia e tra gli innumerevoli paragrafi dei libri di storia e geografia.
Roma oggi prende un altro significato.
per me rappresenta una rinascita, un'occasione per far sapere al mondo che esisto, e che ho un problema.
Roma però prende il sopravvento.
si impone con la sua monumentalità, la sua millenaria presenza, mi inghiotte e mi plasma; io ritorno ad essere una formica, un niente dinanzi a  tale magnificenza.
appena sceso dal treno incontro e conosco di persona Massimo Razzi.
all'inizio sorrido e penso che corrisponde al tipico clichè del giornalista...
menefreghista della forma, attento ascoltatore...
persona eccezionale, affascinantissima.
approdo in radio, dopo aver conosciuto anche Emiliano Sbaraglia. meraviglia delle meraviglie, senbra un incrocio tra Andrea Pazienza e Bruce Campbell, parla tantissimo e mi sembra incredibile sentendolo parlare che sia uno speaker radiofonico, visto il suo fortissimo accento romano.
prima però, mangio il mio primo abbacchio, seduto insieme a Razzi in una trattoria vicino la stazione Termini.
il mio primo pranzo al ristorante dal 2000...
incredibile ma vero, 11 anni di assenza tra i tavoli di un locale del genere.
la cosa mi mette di buon umore.
sono comunque imbarazzato.
cominciamo a parlare del più e del meno, ma il discorso "precariato e disoccupazione" è quello che compare più spesso.
vengo così a sapere che alla redazione di un importante giornale come La Repubblica ci sono tanti giovani bravi giornalisti ancora senza sicurezze e che persino uno come Sbaraglia, che lavora in radio e che ha scritto diversi libri, deve tribolare tra 3 lavori per campare.
è proprio vero il detto "non è oro tutto ciò che luccica"...
la mia apparizione in radio dura mezz'ora, ma a me pare durare 2 minuti.
sono emozionatissimo, ed imparo l'ABC del porsi davanti al microfono.
il tutto si svolge in una saletta piena di computer, con annessi due localini isolati acusticamente.
Emiliano mi fa una serie di domande, e io, come posso, cercando di pensare alla svelta, rispondo evitando di andare fuori tema rispetto alle domande.
sono emozionatissimo.
lo sguardo della bellissima regista mi solleva, ogni tanto mi schiaccia l'occhio dandomi sicurezza, e i suoi sorrisi sono una panacea contro ogni insicurezza.
non sarò mai un Jerry Scotti o un Claudio Cecchetto, ma me la son cavata alla meno peggio.
il messaggio è passato.
il risultato qui:
http://www.radioarticolo1.it/audio/2011/04/11/7942/bruno-il-superdisoccupato-storia-di-un-lavoratore-precario

i minuti successivi la diretta sono un accavallarsi di adrenalina scemante e di proposte radio di cui parlerò in seguito.
ad ogni modo sopravvivo e ,dopo una bellissima serata con la famiglia di Razzi al completo parlando piacevolmente del più e del meno, mi addormento altrettanto piacevolmente dopo aver guardato per una buona mezz'ora al balcone i bellissimi palazzi del quartiere Salario-Trieste...
l'indomani mi ritrovo su un taxi, con Razzi, diretto verso Palazzo Chigi, da dove ho intenzione di inizare il mio tour per la capitale.
prima di salire sul mezzo, davanti l'edicola, un anziano, un barbone, pardon, un clochard chiede l'elemosina.
senza farmi vedere da Razzi, allungo 2 euro al tipo, che con un sorriso mesto mi ringrazia augurandomi buona fortuna...
saliamo sul taxy dopo un'attesa di 10 minuti scarsi...
lungo il tragitto penso solo ad Alberto Sordi "Tassinaro"...
passiamo davanti "Villa Borghese", anche lì la mia mente richiama ricordi di film e capitoli di storia...
arrivati davanti la sede del governo, scendo e saluto Massimo.
passo in mezzo ad un cordone di transenne metalliche e poliziotti dall'aria severa e distaccata.
dopo una prima ora passata a scrutare tutte le auto blu e i signori in doppio petto scuro che entrano nel palazzo mentre parlano al cellulare o discutono di decreti e menate varie, Roma, la vera Roma, quella millenaria, mi inghiotte.
la sensazione è che il gigante non si curi delle beghe delle forniche attorno a sè.
Roma vive nello stupore dei turisti, negli occhi dei finti centurioni a caccia di foto con le turiste tedesche, nelle zampe dei cavalli delle "botticelle", nelle trattorie dove camerieri sfrontati e simpatici ti fanno il pelo e contropelo di parole, sorrisi e conti da pagare.
Roma è bellissima, ma il re non è Berlusconi, e nemmeno Napolitano, ma Totti.
il suo nome, stampato su tutte le magliette che vedo in giro tra bancarelle e negozi di souvenir rivaleggia in quantità e presenza con quello di "SPQR" e "ITALIA"...
per due secondi sono tentato anche io, come un gruppo di giapponesi, di comprare una maglietta del Pupone...
ma la mia attenzione viene rivolta ad altro.
una ragazza bionda, capelli corti, bellissima come il sole, ma con il viso sconvolto da chissà quale tragedia, percorre una strada su una sorta di carrellino..
le sue gambe, contorte e paralizzate fanno da derive al suo incedere...
chiede l'elemosina, e io, senza pensarci, afferro dalla tasca una manciata imprecisata di monete.
non faccio nemmeno caso a quanto ammontino.
le lascio cadere con delicatezza nel bicchierino di plastica bianca che tiene in mano, lei mi sfoggia uno dei più bei sorrisi che abbia mai visto in vita mia.
mi ringrazia e mi augura buona giornata.
le strizzo l'occhio, mentre lei, sorridente, continua il suo giro skateboardando tra i turisti.
scena simile accade pochi minuti dopo in una via adiacente, dove una signora, una zingara, siede di fianco una tabaccheria.
anche a lei elargisco qualche moneta...
la donna mi regala mille benedizioni che sento anche dopo essermi allontanato.

la cosa accade altre 6, 7 volte durante l'arco della giornata.
anziani, giovani, uomini, donne, tutti precari o barboni.
Roma ne è piena, come è piena di monumenti.
dai suonatori e ai ritrattisti a piazza Navona, ai non vedenti a piazza del Popolo...
vorrei avere tanti soldi da donare, ma non posso, e faccio quel che riesco...

tanta magnificenza, tanta ricchezza nei posti del potere, auto blu a profusione, eppure c'è tanta, tantissima gente, un popolo intero di poveri in attesa.
concludo la giornata stanco, con i piedi a pezzi, davanti al Colosseo, di fronte a me il Foro romano e a destra il monumento del Milite Ignoto, il Vittoriano...
il sole inizia a tramontare, e io torno alla base, a piedi con Razzi, dopo aver ascoltato le lamentele di un gruppo di teste bianche partigiane e pacifiste che discutono l'indifferenza verso il popolo libico e gli immigrati da parte dell'unione europa.
anche questa è italia.
il mio paese.

2 commenti:

Marco ha detto...

Ciao Bruno,

ho sentito la tua intervista ad "Articolo 1". Sono Marco abbiamo scambiato qualche messaggio su fb. Ho apprezzato molto il tuo intervento perchè grazie a testimonianze come la tua si comincia a conoscere anche il fenomeno del precariato in età matura e non solo giovanile. Sabato 9 aprile io e i miei "compagni di sventura" eravamo a Milano dietro lo striscione "ATDAL: troppo vecchi per lavorare, troppo giovani per la pensione". E' infatti nostra opinione che nei confronti del problema che ci affligge ci sia scarsa o nulla sensibilità politica.
La tua determinazione nel non darti per vinto, nel non rassegnarti a una vita per certi versi infelice è una testimonianza di coraggio cui dobbiamo attingere.

Marco S.

Il Superdisoccupato ha detto...

ciao Marco
sono felicissimo di leggerti qui.
credo che la prima volta che ci si sente vecchi sia proprio in frangenti simili, come a voler sottolineare che non è soltanto l'età che avanza, ma persino la società non ha più bisogno di noi.
il mio pensiero va anche ai quarantenni, ai cinquantenni ridotti a nulla e dalla dignità violata.
ci vuole un impegno attivo, più che mai, e una vera piattaforma di proposte pratiche ed immediate.
manifestare e basta, finora a portato a nulla.
chi deve ascoltare non lo fa.
dobbiamo cambiare strategia, e per farlo abbiamo bisogno di più solidarietà da più strati sociali.
se ci pensiamo non è impossibile.
ormai la piaga della disoccupazione e del precariato tocca l'80% delle famiglie italiane, in un modo o nell'altro...
restiamo uniti
un abbraccio sincero!