martedì 3 maggio 2011

vita d'artista precario... la professione dei sogni parte 1


Stamattina mi sono accorto di non aver mai dedicato nemmeno due parole ad un lavoro che amo da sempre, quello dell'illustratore...
Nello specifico, la "branca" dell' illustrazione che a me piace di più è, da sempre, il fumetto.
Fino all'età di diciotto anni, contrariamente a quanto pensano tanti miei conoscenti, non ho mai disegnato seriamente.
Ho avuto un paio di "picchi" creativi, uno tra i sei-otto anni, un altro verso i quattordici...
poi mai nulla...
Anzi, non mi ero mai nemmeno reputato particolarmente dotato in fatto di disegno...
però la passione per i fumetti, per gli eroi dell'"arte sequenziale", quella c'è sempre stata, e non mi ha mai abbandonato, parallelamente a quella per i cartoni animati...
Il mio primo vero approccio al disegno, avvenne durante la preparazione agli esami di maturità, quando in vista della cena "d'addio" ai professori, preparai le caricature di tutta la classe, corpo docenti compreso, un successone!.
Ero iscritto all'ultimo anno di liceo classico, ed il mio futuro, pre-stabilito da mio padre, sarebbe stato di continuare a studiare all'università, facoltà di lettere, per altri cinque-sei anni, poi laurea e una carriera da professore, di medie o di liceo, o chissà...
Mio padre però non aveva fatto i conti con la mia vera natura...
Sono sempre stato un creativo...
Fin da piccolo ero preda facile di passioni irrefrenabili, una voglia smodata di dar vita a qualcosa, partendo da zero.
Agli scout ero il più bravo intagliatore di legno del Reparto, mentre a casa se mi mettevate del pongo in mano, creavo personaggi e mondi fantastici mettendo da parte per settimane qualsiasi impegno...
Perso in  un mondo tutto mio, delimitato nel chiuso della mia cameretta, ero capace di passare intere notti insonni pur di costruire e mettere in piedi storie di piccoli personaggi favolosi, plasticosi, facendoli lottare, trasformare, morire, rinascere e trionfare.
Fu così che cominciai a frequentare, contemporaneamente agli studi universitari, dei corsi professionali di grafica (era il 1992, ai tempi di computer quasi non se ne parlava...), che mi aprirono le porte ad un mondo fantastico, fatto di colori, equilibri, sensi di lettura, texture, retini e fonts.


Iniziò però anche la guerra con mio padre, siciliano vecchio stampo, che mi avrebbe ucciso con le sue mani piuttosto che vedermi abbandonare l'università per disegnare.
I litigi cominciarono ad essere sempre più frequenti e violenti, io sfogavo tutta la mia frustrazione disertando le lezioni e andando a disegnare per strada insieme ad un paio di amici "grafici", davanti le chiese di palermo, nei parchi, davanti la gente, alle volte riuscendo persino a guadagnare qualche soldo con ritratti e lavori improvvisati, venduti alla meno peggio.
Iniziai anche a seguire i miei docenti di disegno in quelle che per me fuorno le prime esperienze da scenografo.
Fu un periodo stupendo, forse il più stimolante della mia vita, ogni giorno imparavo qualcosa, accumulando esperienza lavorativa e restando sempre più affascinato da queste figure d'artista da cui ero circondato.
Tutto ciò durò fino al 1995, anno in cui dopo l'ennesimo litigio con mio padre riuscii a vincere la mia prima battaglia familiare.
Vinsi un paio di concorsi per fumettisti in quel di palermo, così mio padre dovette arrendersi, permettendomi così di frequentare la gloriosa Scuola del Fumetto di Milano.
Tutto questo racconto perchè?
Per farvi capire quanto io debba nella mia crescita personale e caratteriale al mondo dell'arte...
per me, non un mondo fatto solo di conoscenze tecniche, ma un mondo in cui "chi la dura la vince"...
Eh si, se siete disegnatori, o artisti in generale conoscete quella fastidiosa sensazione di disgusto quando incontrate qualche vecchio parente o amico che vi chiede " e cosa fai per adesso, studi?"
-"no, disegno..."
-"ah quindi non studi?"
-"no, disegno..."
-" ah, allora non lavori neanche...ma che vorresti fare?"

Per chi non ha mai subito questo stillicidio verbale di fiducia nel proprio futuro a causa della diffidenza e dell'ignoranza degli altri, credetemi, vi assicuro che è una delle cose più disarmanti che possano capitare.
Se poi provenite da una città come Palermo, dalla mentalità provinciale nonostante l'appellativo di "metropoli", la sensazione è più che mai amplificata e può portare a situazioni davvero imbarazzanti.
"lui disegna..." diceva mio padre ridendo, con una punta di ironia davanti ai parenti.

Parliamo più attentamente però di cosa implica realmente fare il lavoro dell'"artista"...
Innanzitutto bisogna essere costanti.
Non stancarsi mai del gesto che si compie, che sia disegno, scultura o scrittura...
Si, anche scrivere è un lavoro artistico, e la cosa migliore che può fare un artista di professione è non limitarsi mai ad un solo campo, specie se si sanno fare bene più cose.
La costanza, come dicevo prima, è essenziale.
Costanza e pazienza, come quella di un maestro zen.


L'artista che vive solo di momenti non mangia.
L'artista che vive scandendo quotidianamente i suoi tempi con gesti mirati ed equilibrati invece si.
Ma non è ancora finita.
La costanza non basta.
Entrano in scena le idee.
Se non sapete cosa scrivere o disegnare, tutto è inutile, non andrete da nessuna parte.
Potete sicuramente partire dal vostro vissuto, oppure, se siete persone intelligenti capirete a vostro vantaggio che dovrete tenere sempre la mente più aperta possibile ed osservare prendendo nota mentalmente di tutto ciò che vi scorre davanti, con tutti i cinque sensi regolati al massimo.
Tutto può suggerire un'idea, un libro, un film, una conversazione telefonica, un vezzo di una persona conoscente, una barzelletta, un articolo di quotidiano, anche il più scandalistico...

La tecnica...
A questo proposito potrei dirvi che tutto serve e nulla serve.
Cioè...
Potete anche imparare le tecniche base del "fare" acquistando in edicola un corso a fascicoli, oppure potete anche frequentare la migliore scuola di disegno del mondo, però non fatevi venire la voglia di essere sepolti vivi se qualcuno meno istruito di voi ha più successo...
Non deprimetevi vedendo i lavori degli altri, ognuno di noi ha una testa diversa dagli altri, fatta di pensieri, immagini tutte uniche, quindi ciò che si produce è unico e identifica solo ciò che si è, non la bravura.

un esempio pratico...
qui in basso potete vedere 3 immagini che rappresentano la mitica prima copertina dell'Uomo Ragno, quella dello storico n° 15 di Amazing Fantasy del 1962.


 

3 interpretazioni della stessa scena, ad opera di Steve Dikto, il primo disegnatore dell'arrampicamuri, poi di John Byrne, altro storico disegnatore famoso il suo ciclo sugli X-Men, e poi Alex Ross, strapagato artista iperealista americano...
I gusti son gusti, senza dubbio, ma chi può dire quale dei tre autori sia il più bravo?
Dikto che lo ha inventato graficamente?
Byrne che ne ha dato un'interpretazione moderna e plasticissima?
Ross che ce lo ha reso come se esistesse davvero in mezzo a noi?
Chi può dirlo...
Son diversi, questo si, evocando sensazioni differenti, ma tutti e tre grandiosi...

La tecnica dipende da mille fattori (vedi alle voci sopra costanza ed idee), ma di certo aumenta esponenzialmente con il tempo che le dedicate...
Se io disegno un'ora al giorno, in un anno avrò disegnato 365 ore...
Ma se lo faccio per 8 ore al giorno, in un anno avrò lavorato 2920 ore.
Quindi si deduce che la capacità di far corrispondere ciò che si ha in testa a quello che farà la mano sarà decisamente maggiore...

Purtroppo, è ovvio, entrano in ballo anche altri fattori, quindi poter allenarsi così tanto alle volte non è possibile...
Esistono mille varianti, sempre che riusciate ad estraniarvi dal mondo attorno a voi, ma se siete parecchio emotivi, la cosa è davvero difficile...io ne so qualcosa.
Visite di parenti, uscite con gli amici, fidanzate, feste comandate, file alla posta, la spesa settimanale, telefonate, gabinetto, pranzi, cene, litigi, bollette, soldi che mancano...e la lista potrebbe allungarsi all'infinito.
Zen.
L'unica soluzione è la filosofia Zen, o il suo corrispondente occidentale, cioè menefreghismo e testa dura.

fine prima parte

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