lunedì 14 marzo 2011

Dalla parte di Bruno e dei Superdisoccupati: lettera aperta


Salve a tutti

Molti di voi sanno già chi sono.
Alcuni mi conoscono solo tramite un add su facebook, altri grazie a numerose piacevoli conversazioni telefoniche, altri ancora di persona.
Questa mail è indirizzata soprattutto a chi non sa nulla di me e dei "Superdisoccupati", o ancor di più a chi, sapendo, fa finta di nulla.
Per alcuni sarà solo un piacevole, spero, sicuramente interessante, punto della situazione, per altri un rigoroso rimprovero con annesso spunto di riflessione.

Per chi non avesse idea faccio una sorta di sunto.

Mi chiamo Bruno, ho 37 anni, vivo a Concorezzo, in provincia di Monza e Brianza, sono disoccupato.
Bruno è il mio secondo nome di battesimo, ma all'anagrafe risulta solo Claudio I.

Chiamatemi Bruno, come direbbe Melville, questa di cui leggerete a seguito è la mia personale balena bianca.

Sono disoccupato da ormai 3 anni.
A causa di un tragico mix di crisi e demeriti personali, mi sono ritrovato lentamente, inesorabilmente nella condizione di perdere tutto ciò che avevo faticosamente conquistato in precedenza.
Famiglia, casa, auto, vestiti...soldi...tutto, insomma.
ho una figlia di 8 anni che ho dovuto allontanare presso la famiglia d'origine della mia ex-moglie (anche lei disoccupata, povera e pazza) per non trascinare anche lei nel vortice del mio fallimento.
Grazie all'intervento di un'amica son riuscito a trasferirmi qui, a Concorezzo, nella speranza che, stando più vicino alla grande Metropoli, Milano, avrei potuto trovare più facilmente lavoro e ricominciare pian piano una lenta risalita verso la felicità.

Così non è stato.

Da mesi, pur essendo iscritto a decine e decine di agenzie interinali, cercando qualsiasi tipo di lavoro e spedendo quotidianamente curricula sia via internet che per posta a varie aziende, rispondendo a centinaia di annunci di lavoro letti in ogni dove, la situazione non è cambiata, e io, che di natura sono abbastanza creativo e mai domo, ho preso l'iniziativa di cominciare a gridare il mio disagio in rete, come alternativa alla classica ricerca.
Dapprima, timidamente con un blog sulla piattaforma Splinder, poi con un profilo Facebook, in entrambi sotto l'alter ego di "Bruno, il Superdisoccupato".

Tutti alcune volte ci rendiamo indifferenti a certe situazioni, chi più, chi meno, per cui, inevitabilmente direi, il mio appello all'inizio sembrava destinato a cadere nel vuoto.
La povertà spesso è vista come una malattia contagiosa e temiamo sempre che qualcuno voglia levarci dalla tasca quel che abbiamo faticosamente guadagnato.

Nei miei appelli, comunque ho sempre, fin da subito chiarito che non cercavo soldi, ma opportunità di lavoro, e alle donazioni, preferivo contraccambiare con prestazioni di lavoro, anche piccole e temporanee...

Dal mese di ottobre al mese di dicembre gli unici risultati erano stati un trio di contatti di privati onesti cittadini e un articolo sul Giornale di Vimercate e sulla testata online Paneacqua.

La Caritas, inoltre, si era resa disposta a fornirmi l'appoggio dovuto alla mia situazione di reale fame, concedendomi un buono da 25 euro per comprare da mangiare (ogni 21 giorni) e la possibilità di piccoli rifornimenti presso lo sportello "5 pani e due pesci" dedicato ai meno abbienti del paese (ogni 14 giorni).

In questa situazione, son riuscito a barcamenarmi fino a poco più di due settimane fa.

Cosa è successo dopo?
Semplice, che la Caritas, nell'ottica di una spesa  più oculata, ha apportanto dei tagli, decidendo  unilateralmente e senza preavviso alcuno di revocarmi il buono da 25 euro.
Contemporaneamente mi hanno rubato la bicicletta, unico mezzo che ero riuscito a comprare, di seconda ( forse anche terza e quarta) mano verso Natale, grazie alla donazione di un amico conosciuto sempre su facebook.
Nel frattempo, perdevo anche la possibilità di continuare a tenere la linea telefonica, causa bolletta non pagata (le altre, gas, luce, mi erano state pagate gentilmente appunto dagli altri miei amici su Facebook).

A quel punto la mia frustrazione raggiunge il limite di sopportazione, così inizio a bombardare di mail, coadiuvato dai miei pochi contatti in rete, redazioni di giornali, tv, e enti pubblici.

Risultato?

Massimo Razzi, da La Repubblica mi contatta intenzionato a conoscermi e a preparare un articolo sulla mia situazione.
Articolo che esce quasi a 24 ore dalla telefonata, dimostrando un tempismo ed una sensibilità davvero esemplari.
Si scatena il finimondo.

Vengo contattato, nell'arco di tempo di una settimana, da quasi 1000 ( leggasi mille) utenti di facebook, ricevendo fino a 300-400 messaggi al giorno da persone di ogni estrazione sociale, livello culturale ed economico.
Non solo.
Vengo contattato sia via mail che poi telefonicamente dalle redazioni di Annozero (rai2), Mattino 5 (Canale 5), La Vita in Diretta ( rai1), più varie e disparate testate giornalistiche online, che chiedono se sono disposto a comparsate televisive e interviste.

Ricevo persino una richiesta di candidatura da parte di un noto politico lombardo ( di cui non faccio il nome) per il PD.

Proposte di lavoro reali poche, da contare sulle dita di una mano. Spesso irrealizzabili per vari motivi...
Donazioni spontanee, diverse...generosissime, commoventi, ma di certo non sufficienti a sconfiggere, se non momentaneamente, il mio disagio, a lunga scadenza.

La cosa più sconvolgente però diventa per me leggere i messaggi, talvolta disperati, talvolta rassegnati, di centinaia di altri disoccupati come me.
Laureati, Dilpomati, precari, senza arte nè parte, che mi chiedono consigli, visibilità, possibilità di gridare rabbia e frustrazione.

In molti mi innalzano addirittura a simbolo di una nuova lotta aperta al sistema, ruolo che non ho chiesto e del quale non sono in grado di vestire i panni.
Tuttavia, anche se non pienamente convinto, mi muovo ugualmente, spinto soprattutto da un senso di cameratismo e di solidarietà per chi condivide con me le statistiche sulla miseria del nostro pseudo-ricco paese.

Allorchè decido, di cambiare il mio appello.
Modifico il nome del mio blog al plurale, in "Bruno e i Superdisoccupati", dichiarando esplicitamente un rinnovato impegno non soltanto per me stesso, ma anche a nome di quanti nel silenzio, vivono una realtà triste di fallimento, di disperazione e rassegnazione.

Storie strazianti, a volte aggravate da malattie incurabili e depressioni da suicidio dinanzi alle quali non riesco a restare indifferente, oppure di delusione e fiducia tradita nei confronti di una classe dirigente troppo presa dal proprio tornaconto per guardare realmente in basso, a chi l'ha eletta.
Sfiducia bipartizan...sia chiaro.

A quel punto, inizio a proporre (leggasi proporre, non promuovere-chi è portato all'uso corretto della lingua italiana comprenderà la differenza) varie iniziative, anche fuori dall'ambito internet, dal volantinaggio selvaggio al boicottaggio delle agenzie interinali, raccogliendo spesso e volentieri pareri favorevoli soprattutto da parte di altri fratelli diseredati, con lo scopo di sensibilizzare al problema dei disoccupati (leggasi disoccupati, e non disoccupazione-quello non spetta a me) l'opinione pubblica partendo dal basso.

In me presto si fa largo la sensazione che la solidarietà è invece un sentimento molto presente tra la gente comune, che spesso si offre con aiuti concreti (mai richiesti da parte mia, tengo a sottolinearlo nuovamente), e io stesso, spesso, inizio a far slittare questi aiuti verso altri disoccupati, proprio cercando di espandere questo movimento di concreta complicità ed impegno civile.
nel blog e nel profilo Facebook condivido con tutti quanti i links relativi ad annunci di lavoro presenti in rete, invitando tutti a fare lo stesso.

Però resto deluso.
In una settimana, o poco più, l'attenzione si affievolisce, gli appuntamenti tv saltano causa "scalettatura" ed eventi disastrosi che si susseguono, tra assassinii di povere ragazze innocenti, rivolte in Africa e terremoti in oriente.
Si ricomincia a dimenticare a favore di un dolore più lontano e sensazionalistico da esporre al grande pubblico.
La macchina dell'indifferenza si rimette in moto, inesorabile.

La cosa per cui mi indigno di più però è una sola.
Perchè nessun ente pubblico, nessun ministero, nessun rappresentante del governo o di opposizione parla con me?
Perchè tanto silenzio da parte delle autorità?
Che non sappiano fare o non vogliano fare, il proprio dovere?
Perchè non subentrare attivamente alla solidarietà popolare con iniziative reali per risolvere il problema, o almeno, quantomeno, accogliere l'appello con un limpido e chiaro "l'abbiamo sentita, sign. Bruno!!! cosa possimo fare? cosa ci suggerisce?"?

Ecco quindi che oggi sono qui, ancora una volta a scrivere a tutti Voi.
Per me la situazione non è mai cambiata.
Per tanti come me, a migliaia, la situazione non è mai cambiata.

Cosa intendete fare?
Ma sì, giochiate agli indiani e anche a rimpiattino...
Peccato che per molti di noi il tempo dei giochi sia finito da un pezzo.
Ci rivediamo alle elezioni.

noi non arretriamo, noi non molliamo, noi ci siamo.

grazie per l'attenzione

Bruno, il Superdisoccupato.

http://brunosuperdisoccupato.blogspot.com/

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